Rischio di credito

Un’azienda e più in generale un qualunque soggetto sa bene, al di là delle sue dimensioni, di dover gestire bene le finanze onde evitare situazioni di insolvenza. Il fatto è che non potendo prevedere quando e se accadrà in futuro, il rischio di credito è sempre dietro l’angolo. Questo ha delle ripercussioni sulla gestione della liquidità e sulla capacità imprenditoriale di onorare le proprie obbligazioni. Ma cos’è il rischio di credito e come si può evitare?

Cos’è il rischio di credito

Per definizione, il rischio di credito è quella situazione in cui un soggetto che ha dei debiti non riesce ad adempiere ai propri doveri con il creditore. La conseguenza sta nella perdita di denaro in capo al creditore, indipendentemente dal fatto che la manchevolezza del debitore sia dovuta da impossibilità sopravvenute e non dalla sua volontà.

Il rischio di credito non si può analizzare semplicemente, sebbene sia di fondamentale importanza monitorare la posizione di un debitore onde evitare che si renda inadempiente. Per questo motivo lo si può definire anche come la possibilità di inadempienza al sopravvenire di un cambiamento inatteso, che inevitabilmente provoca anche una modifica nel valore del credito stesso.

Proprio per questo i creditori, solitamente istituti di credito e banche, dovrebbero provare a prevederlo prima ancora che si verifichi. Grazie all’era digitale, oggi è possibile tenere maggior contezza di quanto accade alle finanze dei debitori, così da metterli nella posizione di saldare e evitare che perdano possibilità di incassare quanto dovuto.

Detto quanto è opportuno evidenziare che ci sono ben tre tipologie di rischio di credito, che mettono il debitore nella posizione di inadempienza. Esse sono:

  • Rischio di credito per inadempimento. Si verifica in quei casi in cui il pagamento andrebbe posto in essere in un momento successivo a quello dello scambio;
  • Rischio di credito di concentrazione. Si verifica quando si elargisce una considerevole somma di credito ad un soggetto (come un’impresa o un insieme di soggetti che partecipano in modo considerevole ad aumentare gli incassi di un’azienda);
  • Rischio di credito Paese. Si verifica quando lo scambio avviene con un paese estero, e quindi i tassi di cambio risultano pochi vantaggiosi.

Quali sono le componenti del rischio di credito?

Adesso è opportuno passare ad esaminare le componenti del rischio di credito (o rischio creditizio), quegli aspetti cioè che compongono questo istituto giuridico.

  • EAD (exposure at default)

L’EAD rappresenta la somma che l’istituto di credito deve ricevere dal debitore nel momento in cui quest’ultimo smette di assurgere ai propri doveri.

  • MATURITY

La MATURITY rappresenta l’eventuale perdita da parte del creditore nel caso in cui un’impresa o un soggetto debitore si renda inadempiente nonostante gli sia stato concesso un preciso rating e un prestito a tasso fisso rinegoziabile.

  • PD (Probability Default)

Si parla di PD per indicare il rischio che il creditore o il debitore vadano in default. Il lasso di tempo entro cui è possibile ridurre la PD secondo l’autorità di vigilanza è di un anno. Minore è la percentuale di PD, maggiore sarà il valore della classe di rating. La PD si correla al bilancio e alla qualità delle sue componenti.

  • LGD (Loss Given Default)

Di LGD invece di parla per indicare una stima in percentuale inerente alla perdita che il creditore subisce in caso di default. La LGD cambia a seconda della natura e della tipologia del finanziamento nonché in base alle garanzie poste in essere in sede contrattuale. Al fine di gestire meglio il rischio di credito è opportuno che l’ente creditore effettui di frequente delle indagini, attraverso ad esempio monitoraggi di bilancio e di centrale di rischi del debitore. È opportuno altresì conoscere il rating, il bilancio, il merito creditizio e cosi via.

Come ridurre il rischio di credito

A questo punto sorge spontaneo domandarsi: è possibile ridurre il rischio di credito o insolvenza? La risposta è sì. Tuttavia per far ciò come prima cosa in primis è opportuno eseguire a monte una selezione ex-ante dei propri clienti così da valutare l’eventuale solidità attuale e storica.

Per fare questa tipologia di ricerche oggi si utilizzano le informazioni commerciali, mentre il monitoraggio è lo strumento utilizzato sempre per i clienti storici quando ad esempio si vivono periodi di crisi e turbolenze economiche. Si tratta dunque di semplici metodi che aiutano a stabilire prima di elargire il finanziamento che somma poter o meno concedere, sulla base della serietà (e dunque dell’affidabilità) del cliente o eventuale tale.

Di conseguenza è opportuno precisare che prima di elargire un prestito è importante effettuare un’analisi pre-contrattuale circa la posizione economica dei clienti. In questo modo è possibile monitorare con una certa regolarità i dati economici, finanziari e comportamenti commerciali dei clienti con altri enti o altre attività in generale.

È un modo di prevenire eventuali smacchi e per mettersi nella posizione di contrattare con clienti che in genere non subiscono particolari difficoltà. Senza contare poi che attraverso il monitoraggio della posizione economica dei clienti, si modula anche con maggiore facilità la gestione di cassa. La cosa permette di prevenire od eventualmente fronteggiare le difficoltà dei clienti e salvaguardare la solidità della propria azienda.

Non è un percorso complesso, sicuramente lungo e delicato ma permette di creare un reciproco rapporto di affidabilità e fiducia, che consente tra l’altro di avere un lieve impatto sul flusso di cassa nel caso in cui ci sia insolvenza.

Immagine da Pixabay.com

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