Quanto guadagna un benzinaio

Dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e l’aumento dei costi dei carburanti, sempre più spesso ci si domanda: quanto guadagna un benzinaio?

Dopo tutto con i prezzi di benzina e gasolio saliti alle stelle, si potrebbe commettere l’errore di credere che il guadagno extra finisca nelle tasche dei benzinai. Ma non è così. Infatti, l’aumento delle tariffe alla pompa sono il risultato di accordi fatti a monte, ovvero quando viene fissato il costo al barile.

Dunque la tariffa finale è solo una conseguenza di una speculazione che ricade anche sul “povero” benzinaio che si ritrova a dover adeguare il costo alla pompa per cause non imputabili a lui.

Ma tornando al quesito inziale, ovvero “quanto guadagna un benzinaio” dobbiamo tenere conto che ci sono differenze retributive che variano al variare della stazione di servizio.

In ogni caso, il benzinaio è una figura che deve avere diverse competenze. Infatti, questa figura professionale non si limita a fare rifornimento alle vetture, ma deve saper anche cambiare l’olio, il filtro e saper lavare la vettura.

Qual è il guadagno di un benzinaio per ogni litro di benzina

Generalmente si parla di benzinaio riferendosi al soggetto che effettua il rifornimento alla pompa. Nella maggior parte dei casi, la persona che fisicamente esegue quest’operazione è un dipendente e, in quanto tale, riceve uno stipendio che non dipende in alcun modo dalla tariffa del carburante.

In sostanza, come per tutti i dipendenti, l’andamento del valore della benzina o del gasolio non determina un minore o maggiore guadagno.

Il benzinaio dipendente della pompa di benzina guadagna uno stipendio che oscilla tra gli 870 euro e i 1.500 euro al mese. Dunque, lo stipendio medio di un benzinaio è pari a circa 1.250 euro al mese.

In genere, l’orario di lavoro è full time e prevede circa 45 ore di lavoro a settimana.

Se, invece, parliamo di benzinaio facendo riferimento all’imprenditore che ha ottenuto la concessione dall’azienda petrolifera ad aprire un distributore, allora le cifre lievitano. In questo caso, infatti, il suo guadagno proviene dalla vendita di ogni singolo litro di benzina.

Il costo che il cliente paga alla pompa è caratterizzato da tre parti:

  • platts;
  • tasse;
  • guadagno del benzinaio.

Il platts è il prezzo del carburante, sia esso benzina, gasolio, metano o un’altra forma di combustibile, che viene deciso da un’agenzia londinese. In pratica, ci stiamo riferendo alla quotazione del carburante sui mercati. Non a caso, il valore che viene affibbiato al barile è espresso in dollari americani.

L’agenzia stabilisce, in base ad una serie di valutazioni, qual è il valore a cui deve essere venduta una tonnellata di benzina o gasolio alle raffinerie.

In sostanza, il platts è il costo del carburante venduto all’ingrosso al benzinaio e, dunque, rappresenta il guadagno delle compagnie petrolifere.

Generalmente il platts ha un impatto sul costo finale, pari al 30% del valore di benzina e gasolio alla pompa.

Al costo inziale, definito platts, occorre aggiungere le tasse, le accise e l’IVA che, in Italia, hanno un peso che è pari al 59%.

Infine, il distributore aggiunge un ulteriore 10% che rappresenta il suo reale guadagno. Da questo dovrà poi detrarre le imposte e versare i contributi. Dunque, quel 10% è un valore lordo e non netto.

Stipendio di un benzinaio

Lo stipendio di un benzinaio, ovvero dell’imprenditore che gestisce la stazione di servizio, dipende dal numero di litri di carburante venduto ogni giorno. È, quindi, chiaro che durante il periodo del primo lockdown del 2020, i guadagni dei benzinai sono diminuiti drasticamente.

Come si fa a diventare benzinaio?

Per diventare benzinai non serve essere in possesso di una qualifica o aver frequentato un corso di studi. Tuttavia, è preferibile aver un diploma di scuola media superiore ad indirizzo tecnico.

Chi vuole intraprendere questa carriera deve inviare la propria candidatura presso uno o più distributori dislocato sul territorio nazionale.

Sarà compito del datore di lavoro offrire un’adeguata formazione al neo-assunto, avendo cura di insegnargli le norme anti-incendio e quelle di sicurezza. Dopotutto si tratta di un lavoro che prevede l’uso di carburanti e, dunque, liquidi potenzialmente infiammabili. Necessario quindi che ogni addetto al rifornimento sia in grado di gestire le situazioni di criticità nel migliore dei modi.

Se, invece, si ha intenzione di avviare una stazione di servizio diventando gestori di una pompa di benzina, occorre seguire uno specifico iter burocratico che prevede:

  • ottenere una licenza petrolifera;
  • avere l’attestazione dal Comune, in merito all’idoneità dell’area in cui sorgerà la stazione di carburanti;
  • ottenere l’autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco;
  • ottenere l’autorizzazione comunale sui carburanti venduti;
  • collaudare gli impianti con Asl e Comune;
  • Aprire Partita Iva e iscriversi alla Camera di Commercio.

Per entrare in possesso della licenza petrolifera occorre presentare un’apposita richiesta al Comune in cui sarà ubicata la stazione di servizio. In tale richiesta occorre specificare il sito in cui sorgerà la stazione di carburanti, dichiarando i mq dell’area interessata, la distanza rispetto agli altri impianti e la presenza di servizi integrativi.

Chi intende avviare una stazione di servizio ex novo deve tenere conto che l’esborso previsto si aggira sui 500.000 euro.

Il successo di un’attività economica di questo tipo dipende da diversi fattori, ma soprattutto dalla presenza di altri servizi nei paraggi. Ultimamente, infatti, le stazioni di servizio si affiancano a centri commerciali o rivenditori di pezzi d’auto e così via. Si tratta di una strategia che permette di incrementare i guadagni e di avare maggiori opportunità di successo.

Immagine da Pixabay.com

Lascia un commento