Lavorare da remoto per azienda estera

In seguito alla crisi sanitaria causata dalla pandemia numerose aziende hanno rivalutato l’idea di lavorare da remoto. Molti credono che questa modalità di lavoro sia nata per esigenze legate alle restrizioni emanate dai Governi, per arginare la diffusione del virus. Tuttavia, non è così. Infatti, in molti paesi europei e non, il lavoro da remoto è una realtà ben affermata, già prima dell’emergenza sanitaria. 

Grazie alla diffusione di internet, la lista dei lavori che possono essere eseguiti da remoto è cresciuta in maniera esponenziale. Attualmente, infatti, è possibile stipulare un contratto di lavoro con un’azienda senza doversi recare neanche una volta in ufficio. 

In tal caso, il lavoratore è comunque considerato un dipendente dell’azienda, ma gestisce in maniera autonoma le proprie mansioni rispettando gli obiettivi prefissati. 

In questo modo, al lavoratore non viene chiesto di rispettare un numero di ore giornaliere, bensì di rispettare le consegne. 

Ci sono ancora molti imprenditori che storcono il naso di fronte a questa possibilità. L’idea è che i lavoratori potrebbero sfruttare il lavoro da remoto per ridurre la propria produttività. 

In realtà, ci sono diversi studi che hanno dimostrato come la soddisfazione del lavoratore, nella gestione della propria vita personale, contribuisca a rendere quest’ultimo molto più produttivo ed efficiente. 

In ogni caso, l’azienda ha la possibilità di verificare il lavoro svolto dal dipendente, che opera da remoto, controllando i risultati ottenuti. 

Insomma, non è necessario avere il dipendente sotto l’occhio tutto il giorno per essere certi che egli stia realmente lavorando bene. 

Si tratta indubbiamente di una nuova visione del lavoro che è perfettamente in linea con le esigenze della società attuale. La possibilità di lavorare da remoto è, ovviamente, consentita dalla diffusione di internet: uno strumento del quale ormai è impossibile fare a meno.

Si può lavorare da remoto in Italia con contratto estero?

In Italia ci sono milioni di lavoratori dipendenti che lavorano da remoto. Ciò vuol dire che hanno stipulato un contratto di lavoro con un’azienda che è ubicata in una città diversa da quella in cui loro hanno il domicilio. Ma l’aspetto più interessante del lavoro da remoto è che il dipendente deve raramente recarsi in ufficio (in alcuni casi, mai). 

Grazie a questa possibilità di lavoro, milioni di giovani non dovranno più allontanarsi per centinaia di chilometri dalla loro terra d’origine. Ci stiamo riferendo a quell’emorragia che interessa soprattutto i territori del sud Italia, ma che ultimamente riguarda un po’ tutta la penisola. 

Grazie al lavoro da remoto, infatti, è possibile stipulare un contratto di lavoro anche con un committente estero. Per poter beneficiare di quest’opportunità occorre svolgere un lavoro che può essere effettuato anche in modo delocalizzato. E, dunque, ovvio che non tutte le mansioni permettono di accedere ad un lavoro da remoto. 

Il fenomeno della mobilità transazionale del lavoro si è fortemente evoluto negli ultimi anni. Di fatto, esistono diverse situazioni in cui il dipendente ha la possibilità di accordarsi con l’azienda per lavorare in un altro stato diverso da quello in cui è situata l’attività produttiva. 

Sebbene, questa sia una grandissima opportunità per il lavoratore dipendente, occorre fare molta attenzione alle tassazioni, quando si opta per un committente estero. 

Infatti, in base al paese in cui è situata l’attività aziendale occorre applicare normative fiscali diverse. La differenza nel versamento delle imposte riguarda sia i lavoratori dipendenti che i lavoratori autonomi.

Dove si pagano le tasse se si lavora per una azienda estera? 

Secondo quanto stabilito dalle convenzioni contro le doppie imposizioni, i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi devono sottostare sia alla tassazione nel proprio Stato di residenza che a quella dello Stato in cui viene svolta l’attività. 

In entrambi, i casi è necessario che si verifichi il carattere di stabilità, che si presume quando il lavoratore dipendente è presente fisicamente in loco per almeno 183 giorni all’anno e il lavoratore autonomo abbia un’organizzazione stabile o una base fissa, in un paese diverso da quello in cui ha la residenza. 

Per quanto, invece, riguarda i lavoratori del settore pubblico questi seguono criteri diversi. Dopotutto, per questa categoria di dipendenti è lo Stato a provvedere al pagamento degli stipendi e, dunque, è l’unico ad avere il potere esclusivo di tassare i redditi. Pertanto, lo Stato di residenza del lavoratore non ha il potere di applicare alcuna tassazione. 

In ogni caso occorre fare delle distinzioni per quanto riguarda i lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti del settore privato. 

Il lavoratore autonomo che svolge lavoro da remoto deve sottostare alla disciplina indicata nei paragrafi 18 e 19, del commentario all’articolo 5, del modello OCSE. Questa categoria di lavoratori deve svolgere una organizzazione stabile nella casa di abitazione, che deve essere adibita, anche solo in parte, all’ufficio. 

Nel caso in cui il soggetto risulti essere residente in Italia dovrà essere sottoposto alla tassazione in Italia, anche per le prestazioni svolte all’estero. Se, invece, il soggetto non risulta residente è tassato, in Italia, anche se il lavoro è reso nel bel Paese.

Lavorare da remoto per un committente estero prevede il rispetto delle seguenti regole:

  • se il lavoratore è residente in Italia, la prestazione lavorativa è tassata in Italia senza dover versare alcun’imposta all’altro Stato;
  • Se la persona è un non residente in Italia, ma svolge lavoro nel bel Paese, dovrà versare le tasse in entrambi i paesi se svolge lavoro autonomo. Mentre, per i lavoratori dipendenti, la duplice tassazione è prevista solo se la persona vive per più di 183 giorni in Italia.

Lavorare da remoto per azienda estera: come fare

Chi è interessato a lavorare in Italia da remoto in smart working, per aziende estere, deve essere in possesso dei seguenti requisiti: 

  • conoscere bene la lingua inglese è una seconda lingua straniera, oltre all’italiano; 
  • essere in possesso di certificazione che dimostrano la conoscenza della lingua; 
  • avere competenze digitali e abilità informatiche, ma anche in questo caso è necessario che le competenze siano certificate;
  • essere in grado di gestire in maniera adeguata il tempo e le priorità, dunque saper lavorare in autonomia;
  • avere ottime doti comunicative;
  • essere in possesso di abilità di Team working. 

Per trovare opportunità lavorative da remoto con committente estero occorre affidarsi alla ricerca del lavoro online. I siti per cercare lavoro sul web più efficienti sono:

  • LinkedIn;
  • Flexjobs; 
  • InfoJobs; 
  • We work Remotely.

Immagine da Pixabay.com

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