I reati contro la Pubblica Amministrazione

Il codice penale comprende tutti quelli che vengono considerati comportamenti illeciti nei confronti di terzi soggetti. Tali comportamenti, definiti reati, possono ledere un soggetto qualunque, ivi inclusi lo Stato e la Pubblica Amministrazione.

I reati contro la Pubblica Amministrazione sono di rilevante importanza e altrettanta complessità, in particolare quando si sfocia in un delitto che coinvolge pubblici ufficiali. Per questo il codice penale si riguarda bene dal segnalare le punitive per le condotte di tutti coloro che ledono il pubblico interesse, nell’esercizio delle proprie funzioni.

Cosa sono i reati contro la Pubblica Amministrazione

Volendo dare una definizione a questi reati possiamo definirli come delitti che vengono posti in essere contro la Pubblica Amministrazione da un soggetto (pubblico ufficiale) nell’esercizio delle proprie mansioni. Nel corso degli anni l’attenzione posta nei riguardi di questi reati è cresciuta a vista d’occhio. Soprattutto da quando l’Italia è stata protagonista del cosiddetto scandalo di “tangentopoli”.

Il legislatore si è dovuto pertanto impegnare ad intensificare la disciplina di riferimento. Basti pensare a tutte le leggi che si sono succedute nel tempo (ad esempio la Legge 86/1990, la Legge 190/2012, la Legge 69/2015). La tutela penalistica è cresciuta, anche in virtù delle nuove istituzioni comunitarie che interessano le relazioni con i Paesi membri dell’Unione Europea.

Con la recente legge Spazzacorrotti, alias la n.3/2019, sono state introdotte rilevanti modifiche. I delitti contro la Pubblica Amministrazione prevedono oggi sanzioni e trattamenti penitenziari molto più aspri e severi. Questo anche a seguito della direttiva PIF, con cui sono stati inseriti nell’ordinamento italiano alcuni nuovi reati volti a tutelare gli interessi finanziari dell’Unione Europea.

Ad ogni modo, nel codice penale, gli articoli inerenti ai reati contro la P.A. vanno dal 314 c.p. al 360 c.p. e si suddividono in due categorie. La prima prevede i reati commessi dai pubblici ufficiali (si pensi alla concussione, al peculato, alla corruzione). La seconda invece include quelli commessi dai privati cittadini (si pensi alla minaccia o alla violenza al pubblico ufficiale, all’interruzione dal pubblico servizio, e così via).

Esempi di reati contro la Pubblica Amministrazione

Sarebbe impossibile in tal sede analizzare uno ad uno i reati previsti nel nostro ordinamento ai danni della Pubblica Amministrazione. Di seguito quindi sono analizzati quelli di cui si sente parlare più spesso. Essi sono concussione, peculato, malversazione ai danni dello stato, corruzione per l’esercizio della funzione e induzione indebita a dare o promettere utilità.

  • 314 c.p.- Peculato

Si definisce peculato quel reato proprio che viene commesso da un incaricato di pubblico servizio. Quest’ultimo, messo dal suo lavoro nella posizione di disporre di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne impossessa. Il codice penale prevede come pena la reclusione dai 4 ai 10 anni (e sei mesi). Affinché si ponga in essere questa tipologia di delitto, il reo soggetto deve appropriarsi del denaro o di altra cosa mobile, attraverso un atteggiamento definito uti dominus, ovvero tipico atteggiamento di chi ne è proprietario.

  • 316 bis c.p.- Malversazione ai danni dello stato

È malversazione ai danni dello stato quel reato in cui un qualunque soggetto, estraneo alla P.A., prende fondi e sovvenzioni da parte dello stato per la realizzazione di opere o di svolgimento di attività di pubblico interesse ma non utilizza il denaro per i suddetti scopi. Il codice penale prevede la reclusione dai 6 mesi ai 4 anni, per i rei malversati. Affinché si ponga in essere questa tipologia di delitto, il reo riceve una somma di denaro lecitamente, ma usufruisce della somma per finalità diverse da quelle previste per l’erogazione.

  • 317 c.p.- Concussione

La concessione è invece il reato di costrizione per il quale un pubblico ufficiale, nell’esercizio della sua funzione o in virtù dei suoi poteri, induce un terzo soggetto a dargli o a promettergli indebitamente denaro o altra utilità. Requisiti essenziale per questa tipologia di azione delittuosa è che il reo abusi della sua qualità strumentalizzando la propria mansione. È prevista in questo caso la reclusione dai 6 anni ai 12 anni. È definito come reato proprio in quanto lo può commettere solo un funzionario della PA.

  • 318 c.p.- Corruzione per l’esercizio della funzione

La corruzione per l’esercizio della funzione è un reato che si verifica quando un pubblico ufficiale riceve una somma di denaro o un’altra utilizza, per l’esercizio delle sue funzioni. Detto più semplicemente si tratta di un accordo fatto tra il funzionario e un soggetto privato: il primo si impegna ad esercitare la sua funzione, il secondo a dargli in cambio denaro o altro bene. L’ordinamento italiano punisce i rei corrotti con la reclusione da 3 a 8 anni.

  • 319 quater c.p.- Concussione per induzione

L’ultimo reato che vogliamo descrivere è l’induzione indebita a dare o promettere utilità, anche detto concussione per induzione. Si ha quando un pubblico ufficiale usurpa della sua qualità o dei suoi poteri inducendo altri soggetti a promettere indebitamente denaro. Viene punito da un lato il pubblico ufficiale con la reclusione da 6 a 10 anni, e dall’altro anche chi promette denaro con la reclusione fino a 3 anni. Un tipico esempio di questa tipologia di reato si ha quando un cancelliere fa richiesta ad un amministratore di un’azienda su cui è posta in essere un’indagine, promettendo a quest’ultimo, di intervenire come impiegato minando a suo favore l’esito del procedimento. In questo caso vengono ambedue puniti, sia colui che promette denaro sia colui che promette di esercitare indebitamente il proprio ruolo all’interno del processo giudiziario.

Immagine da Pixabay.com.

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